Locazioni brevi, multe per chi non ha il CIN da novembre
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Locazioni brevi, da novembre multe fino a 8mila euro per chi non ha il Codice Identificativo Nazionale

Last Updated on Maggio 5, 2024

L’attesa è finita: tra pochi mesi, non sarà più possibile, pena sanzione di diverse migliaia di euro, operare nel campo degli affitti brevi senza CIN (Codice Identificativo Nazionale).

Il tema della regolamentazione degli affitti brevi è molto sentito in questo periodo e in tutta Italia, in particolare nei centri storici delle grandi città, dove si parla sempre più di allarme spopolamento. Nei prossimi mesi, sono previsti grandi cambiamenti per chi ha appartamenti sul mercato delle locazioni transitorie. La prima tappa è il 1° settembre 2024: entro questa data, infatti, è prevista la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei riferimenti normativi attestanti l’avvio della banca dati nazionale.

Si tratta di uno strumento istituto con lo scopo di superare il sistema regionale attualmente vigente e di contrastare l’evasione. Questo cambio di passo è previsto sulla base del regolamento relativo alla raccolta e alla condivisione dei dati relativi ai servizi di affitto a breve termine, che va a modificare i dettagli del Regolamento Europeo 2018/1724.

Sanzioni a partire da novembre 2024

A 60 giorni, è prevista la piena entrata in vigore delle normative sul Codice Identificativo Nazionale, il cui possesso da parte del proprietario ha lo scopo di ufficializzare, presso il Comune dove si trova l’immobile, l’inizio dell’attività nel campo degli affitti brevi. Ciò vuol dire che, a partire dal prossimo mese di novembre, saranno attive a tutti gli effetti le misure che il Governo Meloni ha istituito lo scorso anno con lo scopo di porre un freno al sommerso legato agli affitti brevi in Italia.

Ciò vuol dire che, chi opererà nel settore degli affitti brevi senza il CIN potrà essere sanzionato con multe tra gli 800 e gli 8mila euro. Le novità non finiscono qui! Nell’ottica della ricerca del massimo della trasparenza, sarà obbligatorio riportare il CIN negli annunci. Chi non lo farà, andrà incontro a multe tra i 500 e i 5000 euro.

Nel medesimo tempo, scatterà per i proprietari di immobili proposti sul mercato degli affitti brevi l’obbligo di dotare l’unità di rilevatori di monossido di carbonio e di gas combustibili. Necessario sarà posizionare anche estintori portatili, anch’essi perfettamente funzionanti. Attenzione: in questo caso, le sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole, pari a 6000 euro, verranno comminate solo ai soggetti che operano nel mercato degli affitti brevi come imprenditori e non per arrotondare lo stipendio di fine mese.

Quali strutture sono coinvolte nella trasmigrazione dei dati?

In queste settimane, si sta lavorando a un processo di trasmigrazione di dati dai sistemi attivi su scala regionale alla banca dati nazionale. Questo processo sta coinvolgendo, oltre ai bed & breakfast, anche le altre strutture ricettive di natura sia alberghiera, sia extra alberghiera (i riferimenti specifici sono reperibili nel testo del Decreto Legge 145/2023).

Spetterà alle Regioni, che hanno le giuste competenze per gestire questa materia, fornire riferimenti specifici sui soggetti in questione e sul perimetro delle realtà da includere nel processo di raccolta dei dati.

I confini in questione sono estremamente ampi. La trasmigrazione dei dati, infatti, coinvolge, tra i vari tipi di realtà, ostelli, motel, realtà come gli agriturismi, i rifugi nelle zone alpine e i campeggi. 

L’obbligo del CIN, quindi, non riguarderà solamente chi affitta per brevi periodi stanze della propria abitazione, ma numerose altre strutture che operano nel mondo della ricettività.

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I numeri dell’abusivismo nel mondo degli affitti brevi

Il CIN e la banca dati nazionale hanno lo scopo, come già accennato, di contrastare l’abusivismo in un mondo dove, purtroppo, i numeri di chi opera fuori dalle regole sono molto alti.

Per dare qualche parametro in merito, è il caso di chiamare in causa alcune cifre legate al contesto romano. A settembre 2023, le strutture extralberghiere risultavano aumentate di oltre il 22% dal 2019.

Nell’autunno dello scorso anno, erano state individuate oltre 12mila strutture abusive attive nel campo degli affitti brevi in città. Questo quadro preoccupante è stato scoperto con un semplice incrocio di dati, nello specifico tra quelli ufficiali sulle attività e quelli legati agli annunci pubblicati online.

Per la legge, un b&b viene considerato abusivo nel momento in cui non risulta registrato al Comune per il versamento della tassa di soggiorno. Secondo le stile di Alessandro Onorato, assessore al Turismo in Campidoglio, la tassa di soggiorno è un tributo che viene evaso, ogni anno, arrivando a cifre altissime, comprese dai 20 ai 40 milioni di euro.