Tasse da pagare quando si vende casa: ecco quali sono
Last Updated on Luglio 18, 2024
Nel momento in cui si decide di mettere in vendita un immobile di cui si è proprietari, sono diversi gli interrogativi da porsi. Tra questi rientrano le domande sulle tasse da pagare quando si vende casa. Quali sono? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.
Quali tasse si pagano in caso di vendita della prima casa entro cinque anni?
Toccare l’argomento delle tasse da pagare quando si vende casa vuol dire, per forza di cose, menzionare il caso di chi decide di vendere la prima casa entro i cinque anni dall’acquisto. Cosa succede in questo frangente? Che lo Stato richiede al contribuente il rimborso delle agevolazioni delle quali ha usufruito al momento dell’acquisto. Oltre a questa somma, il venditore è tenuto a versare una sanzione pari al suo 30%, così come gli interessi di mora.
Attenzione: esiste un modo per non dover pagare le sopra citate somme. Cosa prevede? Il fatto di dimostrare di aver acquistato una nuova abitazione entro un anno dalla vendita della prima. In mancanza di quest’ultimo requisito, il venditore si troverebbe costretto a pagare le tasse sulla plusvalenza immobiliare. Per dovere di precisione, facciamo presente che queste ultime sono dovute anche nelle situazioni in cui il proprietario è entrato in possesso dell’unità immobiliare attraverso canali diversi dalla dichiarazione di successione.
Le tasse sulla plusvalenza non si pagano anche nelle situazioni in cui si ha a che fare con un immobile dove, prima del momento della vendita, il contribuente ha mantenuto la residenza per la maggior parte del tempo.
La situazione è diversa nel momento in cui si decide di vendere la prima casa – chi vuole, può anche affittarla – decorsi i cinque anni dall’acquisto dell’immobile. In questo frangente, infatti, l’ex proprietario è esente dal versamento di qualsiasi imposta.
Ho venduto casa e devo fare la dichiarazione dei redditi: come inquadrare la tassazione sulla plusvalenza?
Discutere delle tasse da pagare quando si vende casa vuol dire, in molti casi, avere a che fare con le domande di chi, dopo aver venduto la prima casa entro i 5 anni ed essersi trovato a pagare la tassazione sulla plusvalenza, si chiede come quest’ultima vada inquadrata in sede di dichiarazione dei redditi. Le strade da seguire sono due. Ecco quali:
- tassazione ordinaria: in questo frangente, nel momento in cui bisogna compilare la dichiarazione dei redditi è necessario includere la plusvalenza sotto al cappello dei redditi diversi (l’elenco completo è presente nell’articolo 67 del TUIR);
- tassazione separata: questa opzione prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva del 26%. In molti casi, a conti fatti, risulta più conveniente della tassazione ordinaria. Se si ha intenzione di usufruire della tassazione separata sulla plusvalenza della prima casa messa in vendita entro i 5 anni dall’acquisto, è necessario presentare comunicazione specifica al notaio.
Tasse per chi vende una casa ereditata: quali sono?
Domandarsi a quanto ammontino le tasse da pagare quando si vende casa vuol dire aprire la parentesi dedicata alla vendita degli immobili ereditati. La prima cosa da dire è che sì, una persona che ha ricevuto una casa in eredità ha la possibilità di metterla in vendita. Rispetto a situazioni in cui non c’è di mezzo una successione, è però necessario tenere in considerazione diversi oneri e adempimenti previsti per legge.
Il primo step da considerare al proposito è l’accettazione dell’eredità. Senza, nel caso in cui si dovesse avere intenzione di mettere in vendita l’immobile, non sarebbe possibile procedere. In seconda istanza, arriva il momento della dichiarazione di successione, grazie alla quale tutti i rapporti giuridici del de cuius, siano essi attivi o passivi, vengono passati ai suoi eredi.
La legge prevede che la dichiarazione di successione venga presentata entro un anno dal decesso dell’ex proprietario dell’immobile.
Chi vuole, può compilarla digitalmente grazie al software messo a disposizione sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. In alternativa, si può fare riferimento ai CAF o ai numerosi professionisti abilitati che operano sul territorio nazionale.
Una volta finalizzati tutti i processi relativi alla presentazione della dichiarazione di successione è possibile, da parte dell’Agenzia delle Entrate, calcolare nel dettaglio la tassa di successione. Quest’ultima non è uguale per tutti. Quando la si chiama in causa, infatti, entrano in gioco diversi fattori. Tra questi, spicca la quantità di eredi. Ecco tutti i dettagli in merito:
- 4% sul valore catastale dell’unità immobiliare. In questo caso, bisogna tenere in considerazione anche una franchigia di un milione di euro per i figli e il coniuge del de cuius;
- 6% sul valore catastale e franchigia di 100.000 euro per i fratelli e le sorelle del defunto;
- 6% sul valore catastale dell’immobile – senza l’applicazione di alcuna franchigia – per i nipoti, gli zii, i cognati, i suoceri, i cugini di primo grado;
- 8%, sempre senza franchigia, a tutti gli altri soggetti, tra i quali è necessario includere l’eventuale convivente.
La tassa di successione non è l’unica da pagare quando si ha intenzione di vendere una casa ricevuta in eredità. Prima della dichiarazione di successione, infatti, è necessario procedere al pagamento delle imposte ipotecaria e catastale. La prima corrisponde al 2% del valore dell’immobile dichiarato in fase di successione. Ai fini del calcolo dell’imposta ipotecaria, si procede in maniera diversa rispetto a quanto si fa con la tassa di successione, non tenendo conto delle passività. Come già specificato, infatti, la base di calcolo è il valore dell’immobile. A quanto ammonta, invece, l’imposta catastale? All’1% del valore dell’immobile.
Concludiamo citando il caso dell’erede che usufruisce delle agevolazioni prima casa. In questa circostanza, entrambe le imposte sono pari a 200 euro.