Locazioni brevi a Roma
Blog

Locazioni brevi a Roma, sempre più spinte per un freno nel centro storico: si attende una legge nazionale

Last Updated on Maggio 29, 2024

Si continua a parlare di possibili soluzioni per regolamentare le locazioni brevi a Roma, ponendo un freno al proliferare di affittacamere e B&B soprattutto nel cento storico della Capitale, che si sta, di fatto, spopolando.

Negli ultimi giorni, sta tenendo banco in particolare la possibile modifica delle Norme Tecniche di Attuazione presenti nel Piano Regolatore del 2008. In virtù di ciò, gli esponenti del Partito Democratico in consiglio comunale stanno facendo pressione sull’assessore all’urbanistica, sempre con l’obiettivo di arrivare ad arginare lo spopolamento di quella che è una delle zone urbane di maggior pregio artistico e storico in Italia.

Piano Regolatore a Roma: il dibattito politico è sempre più vivace

Il dibattito politico sulla possibile modifica al PGT del 2008 a Roma è più vivace che mai. A dimostrazione di ciò è possibile citare la proposta, lo scorso 19 aprile, di un convegno che ha visto nel ruolo di organizzatori, i membri della Commissione capitolina Patrimonio e Politiche Abitative. In questa occasione, sono intervenuti diversi esperti, docenti universitari e membri di associazioni di quartieri particolarmente interessati dallo spopolamento nel corso degli ultimi anni.

Al convegno ha partecipato anche l’assessore all’urbanistica Maurizio Veloccia, insieme con alcuni esponenti della maggioranza in consiglio comunale, segnale di come, per il PD capitolino, il problema dello spopolamento del centro storico a causa del proliferare degli affitti brevi sia molto sentito.

La richiesta di una regolamentazione degli affitti brevi nel centro storico capitolino

Dai banchi del Municipio I è sempre più forte la spinta per arrivare, una volta che prenderà il via la delibera sulle norme tecniche – manca ancora del tempo – alla definizione di linee guida stringenti per quanto riguarda gli affitti brevi nel centro storico. Come rivelato nelle scorse settimane dal consigliere Yuri Trombetti alla stampa, lo scenario romano si potrebbe ispirare alla strada intrapresa dall’amministrazione bolognese, dove sono state definite delle vere e proprie sottocategorie. Una di queste è quella residenziale per locazioni brevi destinate al mercato turistico.

Ispirandosi a questo schema si potrebbe, a detta di Trombetti, procedere all’inserimento di un comma finalizzato a definire linee guida disciplinari per l’apertura di nuove attività nel campo degli affitti brevi.

L’attesa di una legge nazionale

Nonostante le cose, rispetto al passato, le cose ultimamente siano molto cambiate – nei giorni scorsi, è arrivata la prima intesa tra Regioni e Ministero per il Codice Identificativo Nazionale, la cui applicazione potrebbe diventare realtà già dopo l’estate – si continua ad attendere una legge nazionale. Ad oggi, ne esiste una con la firma del gruppo Alta Tensione Abitativa. 

Attualmente ancora in bozza – è aggiornata a febbraio 2023 ed è consultabile e scaricabile sul sito ufficiale del gruppo – questa proposta di legge sulla regolamentazione delle locazioni brevi si pone l’obiettivo di fornire ai Comuni uno strumento concreto per “limitare la diffusione incontrollata delle locazioni brevi, ai fini di salvaguardare la residenzialità”. Lavoro che ha coinvolto diversi professionisti – architetti, giuristi, urbanisti etc. – si trova, ad oggi, a uno stato embrionale.

Si può comunque parlare dell‘esistenza di alcuni principi fondamentali. Il primo di questi è la limitazione degli immobili da proporre sul mercato delle locazioni brevi, evitando così ripercussioni problematiche sul mercato degli affitti a lungo termine.

Sempre secondo i principi fondamentali di questa proposta di legge, si potrebbe migliorare lo status quo applicando le suddette limitazioni anche a chi ha già un business sul mercato degli affitti brevi. Come già accennato, tra gli obiettivi dei redattori del testo normativo rientra anche il fatto di dare ai Comuni la facoltà di introdurre, a seconda dei regimi di autorizzazione delle locazioni brevi, le sopra citate limitazioni.

Ai Comuni, secondo il quarto dei principi fondamentali, verrebbe dato un certo livello di autonomia nell’applicazione delle limitazioni, con l’eventuale possibilità di concretizzare delle differenziazioni per zone.

Il quinto principio chiama in causa, invece, il fatto di evitare che a un singolo soggetto vengano assegnate troppe autorizzazioni. Così facendo, secondo i promotori della legge, si riuscirebbe a valorizzare il fine originario della locazione breve, ossia una strada per integrare il reddito principale.

Il sesto principio, l’ultimo, prevede il fatto di garantire l’esercizio al di là dei vari regimi di autorizzazione, di attività come le locazioni brevi di singole stanze o dell’immobile in cui il proprietario risiede per un massimo di 90 giorni (ovviamente quando la casa non è occupata da chi la possiede).

Proprietario di casa?

X