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Locazioni brevi, aspettando il 2024: CIN, norme sulla sicurezza, multe per chi non si adegua

Last Updated on Dicembre 10, 2023

Lo scenario normativo degli affitti brevi continua a essere interessato da diverse novità. Si attende che, con la conferma della proposta in Legge di Bilancio, entri in vigore l’aumento della cedolare secca al 26% per chi affitta a breve termine immobili dalla seconda casa in poi.

Nel frattempo, da parte della Commissione Bilancio in Senato è arrivato un via libera molto importante. Cosa riguarda? Gli emendamenti relativi all’introduzione del CIN (Codice identificativo nazionale) da assegnare a ciascun immobile proposto sul mercato degli affitti brevi.

Strumento avente come funzione principale quella di contrastare l’abusivismo nel mondo degli affitti a breve termine, il CIN verrà assegnato dal Ministero del Turismo attraverso una procedura automatizzata. A riceverlo saranno gli immobili destinati agli affitti brevi, a quelli turistici, così come le strutture alberghiere ed extra alberghiere.

Qualora questa modifica dovesse passare lo scoglio dell’iter di approvazione, per gli attori del mercato degli affitti brevi si parlerebbe, in caso di mancato adeguamento, di una multa pari a 8000 euro massimo.

Come richiedere l’assegnazione del CIN e le sanzioni in caso di mancato possesso o esposizione

Chi, nel 2024, ha intenzione di approcciarsi in maniera legale al mondo degli affitti brevi, potrà richiedere l’assegnazione del CIN inviando apposita istanza telematica al Ministero del Turismo.

Alla domanda vanno allegati:

  • Dichiarazione sostitutiva con tutti i riferimenti relativi ai dati catastali dell’immobile;
  • documentazione attestante l’adesione ai requisiti riguardanti la sicurezza, dei quali parleremo meglio nelle prossime righe.

Entrando nel dettaglio di questa nuova regola legata agli affitti brevi, ricordiamo che, nell’eventualità di una mancata esposizione del codice da parte del proprietario – si intende sia online, sia all’esterno dell’edificio dove si trova l’immobile locato – si parlerebbe di una sanzione compresa tra 500 e 5000 euro.

Chi sceglie gli affitti brevi come core business della propria attività imprenditoriale, potrebbe essere altresì tenuto a presentare la Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). La sua mancanza è sanzionata con una somma compresa tra i 2mila e i 10mila euro.

Nell’eventualità di mancato possesso del CIN, le sanzioni vanno dagli 800 agli 8000 euro, sulla base sia delle dimensioni, sia della struttura dell’immobile.

Cosa sapere sulle nuove norme di sicurezza

Nelle righe precedenti, abbiamo fatto cenno a un’altra novità per chi propone il proprio immobile sul mercato degli affitti brevi: la necessità di aderire a specifiche norme di sicurezza.

L’emendamento sopra menzionato prevede che ogni immobile sia munito dei requisiti di sicurezza relativi agli impianti come imposto dalle normative statali o regionali.

Ogni casa affittata a breve termine dovrà quindi essere caratterizzata dalla presenza di rilevatori di monossido di carbonio e di gas combustili. L’immobile dovrà essere altresì caratterizzato dalla presenza di estintori.

In merito ad essi, si ricorda che la normativa obbligherà a metterne uno ogni 200 metri quadri di pavimentazione. Su ogni singolo piano, dovrà essere presente minimo un estintore.

In entrambi i casi, si parla di misure obbligatorie solo per coloro i quali esercitano l’attività di host in forma imprenditoriale. Secondo la disciplina attuale, rientra in questa categoria chi mette in locazione più di quattro unità immobiliari.

Gli estintori, inoltre, dovranno essere perfettamente visibili e collocati in zone facilmente accessibili. Per chi non si adegua, è prevista una sanzione che va da 600 a 6000 euro (ancora una volta, è necessario tenere in considerazione dimensioni e struttura dell’immobile).

I commenti della politica

Queste novità relative agli affitti brevi sono state commentate da diverse voci della politica. Tra queste spicca l’esponente di Forza Italia Licia Ronzulli. La vice presidente del Senato, che fa parte dell’elenco dei firmatari degli emendamenti approvati in Commissione Bilancio, nel corso delle dichiarazioni rilasciate alla stampa ha specificato che, grazie al suo partito, è stato tutelato il settore degli affitti brevi a scopo turistico.

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A suo dire, la tutela riguarda in particolare chi si affaccia sul mercato degli affitti brevi locando il proprio immobile senza finalità imprenditoriali. Ha altresì specificato che, grazie all’approvazione di un sub emendamento proposto da Forza Italia al Decreto Legge Anticipi, che sceglie il mondo degli affitti brevi approcciandosi ad esso non come a una lavoro, potrà essere esonerato da diversi obblighi che, in caso, arriverebbero a schiacciare letteralmente l’operatività.

I casi di Milano e di Roma

Maggiori regole nel campo degli affitti brevi sono state chieste da più voci – anche se non sono mancate le critiche a misure come il CIN, definito, per esempio, “fumo negli occhi” da parte dell’assessore ai Grandi Eventi, Sport Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato – anche in considerazione della cannibalizzazione degli immobili destinati alle locazioni a lungo termine.

Guardando al caso di Milano, dove gli immobili destinati agli affitti brevi, a differenza di quanto accade in città come Roma e Firenze, non si trovano solo nel centro storico ma sono sparsi in tutto il territorio urbano, si può parlare, come sottolineato dal risultato dell’indagine Inside AirBnb, di un incremento di 4000 unità in tre mesi.

A marzo 2023 gli immobili proposti sul mercato delle locazioni brevi erano più o meno 16mila. A giugno, invece, più di 20mila.

A Roma, come evidenziato sempre da Alessandro Onorato nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia stampa Adnkronos a novembre, negli ultimi due anni, in vista del Giubileo del 2025, nel centro storico hanno aperto 4400 strutture.

La richiesta al Governo è di un decreto che, a detta di Onorato, dovrebbe vedere in primo piano l’obbligo, per i portali, di pubblicare unicamente annunci di affitti brevi di strutture autorizzate dai Comuni, così da evitare che i centri storici delle città perdano anima e residenti.