canoni di affitto in aumento nell'ultimo biennio
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Canoni di affitto, crescita record nell’ultimo biennio: le città più care e i motivi dell’incremento

Last Updated on Marzo 31, 2024

I canoni di affitto in Italia sono aumentati del 6,1%: a dirlo sono i dati Cresme (Centro di Ricerche di Mercato), che hanno messo in evidenza un contesto nazionale caratterizzato dalla riduzione del numero di immobili in locazione e, come appena accennato, dalla crescita dei canoni mensili nell’ultimo biennio (più avanti, parleremo anche dei motivi di questo incremento secondo gli esperti).

Il record di Milano

I dati del Cresme incoronano Milano come città dove, nel 2022 e nel 2023, i canoni di affitto sono aumentati di più. L’incremento è risultato pari al 19,2%. I dati di Cresme, frutto dell’elaborazione dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, parlano di una città che, ancora una volta, ha il primato a livello nazionale per costi abitativi.

Uscendo un attimo dal focus sui dati presentati da Cresme, è bene ricordare che, a Milano, a fronte di canoni di affitto molto alti, ormai inaccessibili per i single anche quando le metrature sono contenute, si ha spesso a che fare con interni datati e inadeguati alla richiesta di case di lusso che, come ricorda anche il quotidiano Il Sole 24 Ore, è sempre più importante nel capoluogo lombardo.

I numeri delle altre città metropolitane

Cosa dicono i numeri delle altre città metropolitane considerate da Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate e Cresme? Che l’aumento medio dei canoni di affitto è risultato pari al 10,2% da inizio 2022 a fine 2023. 

Solo nel secondo semestre del 2023, l’incremento degli affitti nelle 14 principali città metropolitane è stato pari al 5,4%.

Oltre a Milano, è possibile trovare altri centri urbani dove i canoni di affitto, nell’ultimo biennio, sono stati interessati da incrementi a doppia cifra. Ecco quali sono:

  • Trieste: +16,4%
  • Napoli: +15,8%.

La media generale italiana è stata superata anche da Bologna, con un incremento del 9,1%, e Torino, interessata da un aumento dei canoni di affitto dell’8,6% tra 2022  il 2023.

Numeri oltre la media nazionale anche a Roma, a Palermo e a Bari. In questo caso, si parla rispettivamente del 7,9, del 6,8 e del 6,7%.

L’eccezione di Firenze

Nell’ambito dell’aumento dei canoni di affitto che, nel corso dell’ultimo biennio, ha caratterizzato lo scenario delle principali città metropolitane italiane, c’è un’eccezione.

Si tratta di Firenze che, nel lasso di tempo sopra menzionato, ha perso l’1,5% per quanto riguarda l’ammontare dei canoni mensili di locazione.

In questo momento, il capoluogo toscano è al centro dell’attenzione mediatica, lato affitti, per via dell’attesa della sentenza del Tar, che dovrà pronunciarsi in merito all’accoglimento dei ricorsi contro lo stop imposto, ormai quasi un anno fa, dal primo cittadino Dario Nardella agli affitti brevi nel centro storico della città.

Canone affitti: cosa è successo nel secondo semestre del 2023?

Nel secondo semestre del 2023, sono stati evidenziati aumenti particolarmente accentuati dei canoni di affitto. Parliamo di una crescita che, su base tendenziale, si è assestata attorno al 3,8%. Questo aumento è arrivato dopo l’incremento del 2,9% del primo semestre dello scorso anno.

Per fare un esempio concreto, chiamiamo in causa ancora una volta il caso di Milano. Chi ha cercato casa in affitto negli ultimi sei mesi del 2023, ha trovato, in media, un prezzo più alto del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Le cause degli aumenti

A questo punto, è naturale chiedersi quali siano i motivi degli aumenti dei canoni di affitto nel corso dell’ultimo biennio. Gli esperti del Cresme hanno individuato due aspetti. Ecco quali sono:

  • Incremento dei canoni di locazione causato dalla necessità di adeguare la redditività degli immobili al costo della vita più alto;
  • Competitività territoriale: gli esperti Cresme hanno portato l’accento sul fatto che, in aree del Paese poco attrattive, gli incrementi dei canoni di affitto non vanno di pari passo con il tasso d’inflazione.

Diminuiscono le case date in affitto

La ricerca Cresme non ha preso in considerazione soltanto gli aumenti dei canoni di affitto. Da questo punto di vista, è stato evidenziato il deciso cambio di passo dai numeri negativi del periodo 2015 – 2019, a un range di tempo all’insegna di incrementi non accentuati e piccoli cali, fino alla crescita dell’ultimo biennio.

Basandosi sempre sui dati dell’Agenzia delle Entrate, sono stati esaminati pure i numeri delle case date in locazione.  Nel quarto trimestre dello scorso anno, è emerso un calo superiore al 4% rispetto al medesimo periodo del 2022. Spesso, come abbiamo avuto modo di ricordare parlando degli ultimi dati Nomisma sugli affitti in Italia, alla base c’è la paura della morosità.

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