Gli under 40 scelgono l’affitto: incidono precarietà economica e desiderio di flessibilità
Last Updated on Maggio 29, 2024
Gli under 40 sono sempre più propensi a cercare casa in affitto: a dirlo sono i dati del rapporto dal titolo Collaborare e abitare. Il diritto alla casa nelle metropoli per le nuove generazioni, curato dalla Dottoressa Silvia Cafora, ricercatrice presso il Politecnico di Torino, e realizzato grazie al supporto della Fondazione Cariplo e con il coordinamento della Fondazione Housing Sociale, fondazione di scopo nata nel 2004.
A contribuire a questo scenario ci pensa innanzitutto il fattore della precarietà economica che, a sua volta, si riflette sul mondo del lavoro, spesso dominato da un’incertezza che porta a decidere di rimandare o di escludere il momento di acquisto della casa, considerato un tempo una priorità per i giovani che costruivano la loro famiglia.
L’indagine sopra citata, effettuata con lo scopo di indagare le scelte abitative degli under 40 con il preciso fine di comprendere le situazioni di disagio e le cause di insoddisfazione, ha analizzato le risposte di un campione di 500 persone di età inferiore ai 40 anni e di ambo i sessi (62% di sesso femminile e 38 maschile, quasi tutte di origine italiana).
Dato che si può riscontrare guardando anche ai numeri degli affitti degli altri Paesi UE – a sottolinearlo ci ha pensato, nei mesi scorsi, uno studio di Scenari Immobiliari – quello dell’aumento del numero dei contratti di affitto è legato, soprattutto se si guarda alla popolazione dai 20 ai 40 anni, anche al desiderio di flessibilità.
Facciamo un passo indietro nel tempo di qualche decennio. In passato, era usuale progettare la propria esistenza pensando di abitare in una, massimo due o tre abitazioni. Oggi come oggi, in una società dove abbondano i single e dove cambiare lavoro anche più volte nel corso della carriera è normale – secondo uno studio di Digit’Ed, negli ultimi tempi circa il 40% del campione ha cambiato lavoro nell’arco di due anni – traslocare diverse volte è considerato normale. L’affitto, come ben si sa, consente di farlo in maniera decisamente più agevole rispetto all’acquisto. Tornando ai dati dello studio del Politecnico di Torino, ricordiamo che circa il 50% dei soggetti che hanno partecipato al sondaggio ha affermato di aver cambiato residenza nel corso degli ultimi dieci anni. Il 70, invece, almeno una volta nella vita ha cambiato città.
L’interesse per l’abitare collaborativo
L’indagine sopra menzionata ha portato alla luce anche un altro dato interessante relativo all’approccio all’abitare da parte degli under 40: oltre all’interesse verso l’affitto, è alto anche quello verso le forme di abitare collaborativo. Il cohousing, che in Italia è al centro dell’interesse mediatico e normativo anche quando si parla di terza età, si basa su abitazioni private situate in edifici dove sono presenti spazi comuni, dalla cucina, alle sale polifunzionali, fino agli spazi dedicati al gioco dei bambini.
Circa il 32% dei soggetti interpellati nel corso del sondaggio ha affermato di valutare la possibilità di abitare in una casa in affitto inclusa in un contesto di questa natura.
L’indagine di cui stiamo parlando è stata effettuata partendo da dati raccolti in diversi centri urbani italiani, ma non solo. Scenario di reperimento delle informazioni sui nuovi modi di rapportarsi all’abitare sono stati anche due workshop, andati in scena nel capoluogo piemontese e a Milano.
Nel corso di questi ultimi, si è parlato delle caratteristiche della casa ideale, riscontrando, come poco fa accennato, l’idea di un’abitazione perfetta sempre più caratterizzata da peculiarità flessibile, in grado di rispondere alla perfezione al mutare delle esigenze quotidiane.
I desideri non soddisfatti
Il sondaggio ha posto l’accento anche sulle esigenze non soddisfatte degli under 40 relativamente alle scelte abitative. Il 40% degli intervistati ha affermato di considerare inadeguati gli impianti della casa in cui vive. Il 37%, invece, ha espresso un parere negativo in merito alla luminosità e alle caratteristiche dell’arredamento. Il 30 ha parlato in maniera critica del modo in cui sono suddivisi gli spazi domestici.
Da parte del 62% dei soggetti inclusi nel campione sono arrivati commenti poco positivi in merito all’adeguatezza degli spazi abitativi allo studio da casa e allo smart working, una tenenza che ha letteralmente ridisegnato gli spazi domestici in pochi anni.