Riforma catasto: cosa cambia?
Last Updated on Settembre 15, 2021
È tra le iniziative più attese da parte del nostro Paese, anche se non in maniera positiva da tutti: la riforma del catasto sembra essere definitivamente entrata nel dibattito pubblico. Il Consiglio dei Ministri, infatti, si appresta ad inserire anche questa riforma nell’ambito della più ampia revisione fiscale.
Le indiscrezioni hanno sollevato diverse polemiche tra i cittadini e tra le forze politiche, allarmati da un possibile, si dice, aumento della tassazione sugli immobili, soprattutto sulle imposte fisse come IMU e IRPEF. Ma cosa prevede la nuova riforma del catasto, con esattezza?
Riforma catasto: cosa cambia?
La modifica del catasto riguarderà il modo in cui verranno valutate le case: non più per vani, bensì per il loro valore di mercato. Insomma, i vani lasceranno spazio ai metri quadrati.
Oltre al valore di reddito verrà inserito anche quello di mercato che, inevitabilmente, verrà influenzato dalla tipologia di alloggio nei termini di edilizia, affaccio e servizi. Verrà inoltre operata una drastica semplificazione di tutte le categorie catastali esistenti.
Di fatto i vani catastali andranno ufficialmente “in pensione”: un modo per adeguarsi alle necessità del periodo, con muri e pareti che spesso e volentieri vengono abbattuti o rimossi per creare spazi più ampi, con conseguente obbligo di aggiornamento catastale. La riforma catasto 2021 quindi darà valore a ogni unità immobiliare in base al valore unitario di essa nella zona in cui si trova.
Riforma catasto: le modifiche alle categorie
Oltre all’abbandono della classica misurazione per vani, un’altra ipotesi accennata è quella della semplificazione, con conseguente riduzione, di tutte le categorie catastali esistenti. La riforma potrebbe prevedere, anche se siamo ancora nel campo delle possibilità, un’unica suddivisione in due macro-categorie in base alla destinazione d’uso.
Esisterebbero ancora le sottocategorie per dividere, per esempio, le ville dai condomini. In questo modo verrebbero però eliminate altre differenziazioni, come quelle tra categorie di lusso ed economiche. Ed è proprio questo il nocciolo della questione, che tante discussioni sta causando tra le forze politiche.
Una eventuale modifica di questo genere comporterebbe infatti un aggravio per alcune categorie causate, per esempio, dalla differenza tra gli immobili di pregio in centro e le costruzioni più recenti e moderne in periferia. Tra le ipotesi per dirimere la questione c’è quella di introdurre un parametro che indichi il valore medio di mercato degli ultimi anni.
