Patrimonio immobiliare ISEE: cos’è e come calcolarne il valore
Last Updated on Novembre 8, 2024
Patrimonio immobiliare ISEE: sono tantissime le persone che hanno la necessità di calcolarlo. Se vuoi sapere di cosa si tratta e, soprattutto, cosa bisogna fare per procedere al calcolo, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.
Come si calcola il patrimonio immobiliare a fini ISEE?
Prima di entrare nel vivo di come si calcola il patrimonio immobiliare a fini ISEE, vediamo nel dettaglio con che cosa si ha a che fare quando lo si nomina. Dicesi “patrimonio immobiliare” il valore complessivo di fabbricati, aree edificabili ed eventuali terreni posseduti da i membri di un determinato nucleo familiare al 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui è necessario procedere alla determinazione dell’ISEE.
In sede di richiesta dell’ISEE, ossia quando si ha la DSU in mano, il valore del patrimonio immobiliare va indicato nel riquadro FC3. Doveroso è ricordare la necessità di specificare anche il patrimonio immobiliare che si possiede all’estero.
Un altro aspetto essenziale da sottolineare è legato al fatto che non conta la data in cui si è diventati proprietari di un immobile: l’unica cosa da considerare è il possesso alla sopra citata data.
Calcolo patrimonio immobiliare: sono compresi anche i diritti reali di godimento?
Quando si parla di patrimonio immobiliare ISEE, è naturale chiedersi se, ai fini del calcolo, contino anche i diritti reali di godimento, come per esempio l’usufrutto. La risposta è affermativa. Non è invece necessario indicare i beni immobili dei quali si è nudi proprietari.
Come si calcola il patrimonio immobiliare: la procedura da seguire
Dopo le doverose premesse appena ricordate, è possibile entrare nel vivo della procedura di calcolo del patrimonio immobiliare ISEE. Il cuore della procedura prevede la somma tra i valori degli immobili dei quali si era proprietari alla data ricordata nelle righe precedenti. In questo frangente, può insorgere una difficoltà. Quale, di preciso? ll corretto calcolo del valore di ogni singolo bene immobile.
A tal proposito, bisogna considerare due riferimenti. Ecco quali:
- Valore a fini IMU per gli immobili situati su suolo italiano: in questo caso, si parte dalla rendita catastale, la si rivaluta del 5% e si moltiplica il risultato per uno dei coefficienti previsti dalla normativa vigente. I coefficienti in questione fanno riferimento alle varie categorie catastali. A questo punto, si procede a moltiplicare il valore ottenuto per l’aliquota dell’IMU;
- Valore ai fini IVIE in caso di immobili che si trovano all’estero.
Cosa fare, per esempio, nelle situazioni in cui il soggetto che deve presentare l’ISEE possiede solo una quota dell’immobile? In questi frangenti, bisogna indicare solamente la parte di propria spettanza.
Tornando al calcolo a fini IMU, è essenziale sottolineare che il caso dei terreni è un po’ diverso rispetto a quello degli immobili. Nella prima delle due situazioni ricordate, è infatti necessario considerare come riferimento il reddito dominicale aggiornato al 1° gennaio dell’anno di imposta. Lo step successivo prevede il fatto di rivalutarlo al 25%. Il valore ottenuto va poi moltiplicato per 135.
Di cosa si parla di preciso quando si nomina il reddito dominicale? Dell’entrata netta derivante dalla proprietà di un terreno e non principalmente dall’esercizio dell’attività agricola. Per determinare il reddito dominicale è necessario considerare le tariffe di estimo stabilite dai singoli Comuni. Ai fini del suo calcolo, conta anche la tipologia dell’eventuale coltura che sul terreno si effettua.
Detrazione patrimonio immobiliare ISEE 2022: come indicare gli immobili in modo corretto
Un aspetto fondamentale da considerare quando si parla di patrimonio immobiliare ISEE riguarda le corrette modalità per indicare gli immobili nei casi in cui si compilano i documenti per la detrazione. A tal proposito, ricordiamo che il patrimonio immobiliare indicato nel quadro F3 comprende sia la proprietà, sia i diritti reali di godimento.
Il quadro F3 è una tabella a tutti gli effetti. Per ciascun immobile, infatti, si indicano la tipologia (fabbricato, terreno etc.), il Comune in cui si trova, la quota posseduta dal singolo soggetto. Nella sopra citata tabella è altresì possibile indicare per ciascuna unità immobiliare il capitale residuo di mutuo. Ciò vale a prescindere dal fatto che il finanziamento sia stato contratto per l’acquisto o per la costruzione.
Il sopra citato valore del capitale residuo può essere portato in detrazione dal reddito quando si calcola l’IMU. Essenziale è specificare che, nel calcolo sopra citato, non vengono considerati i mutui accesi per lavori di ristrutturazione o per restauro.
Facciamo presente che, nella sopra citata tabella, si indica in maniera esplicita l’immobile che, nell’ambito del modello base, risulta come casa di abitazione principale del nucleo familiare. Ovviamente si intende per il periodo di validità della DSU.
Entrando nel vivo del caso appena citato, ossia quello dell’abitazione principale, ricordiamo che, ai fini del calcolo del valore del bene immobiliare, si considera la detrazione di una franchigia pari a 51.645,69 euro. Nei casi in cui la scelta risulta più vantaggiosa, si opta invece per la già menzionata quota residua di mutuo.
Tornando alla franchigia, ricordiamo che il suo valore non è rapportato né alla quota di immobile posseduta, né al periodo di possesso del bene succitato. Si applica, ribadiamo, solamente all’abitazione principale. Non sono quindi da annoverare le pertinenze.
A tal proposito, è nodale aprire una parentesi. A differenza di quanto accade quando si analizza la normativa fiscale, ai fini del patrimonio immobiliare ISEE si parla di abitazione principale considerando solo l’immobile dove il nucleo familiare risiede, senza comprendere in alcun modo le eventuali pertinenze.
Concludiamo specificando che, in caso di possesso di immobili strumentali a un’attività di impresa, questi ultimi vanno indicati in un altro quadro, ossia quello contrassegnato con FC2 (sez. II).