Classe energetica: le case più efficienti costano il 25% in più
Last Updated on Luglio 16, 2024
La classe energetica influisce sui prezzi delle case? La risposta è affermativa. A dirlo è uno studio condotto dalla Banca d’Italia, i cui esperti si sono basati sui dati forniti dalla piattaforma Immobiliare.it.
Le conclusioni sull’impatto della classificazione energetica sulle quotazioni immobiliari parlano, per gli immobili di classe A, di un prezzo superiore del 25% rispetto alle case con un livello di efficienza inferiore.
L’approccio metodologico
Nella compilazione del paper, la cui lunghezza complessiva è pari a 38 pagine, è stato messo in primo piano un approccio metodologico basato sull’analisi di regressione OLS. Ecco tutti i dettagli in merito:
- Il logaritmo del prezzo è stato associato alla variabile dipendente;
- per le variabili indipendenti, invece, sono stati scelti dettagli strutturali come la superficie, lo stato dell’immobile, il numero di locali.
Gli esperti della Banca d’Italia, in questo studio dedicato all’impatto della classe energetica sui prezzi degli immobili in Italia, hanno preso in considerazione anche le zone climatiche.
In merito alla classe A, ricordiamo che sono comprese le sotto-classi dalla A1 alla A4. Le classi energetiche dalla B alla F, invece, sono state considerate in maniera separata.
Il metodo adottato dalla Banca d’Italia ha visto, inoltre, l’accorpamento delle varie classi energetiche in gruppi – F-G, D-E, B-C, A – per l’analisi dei territori provinciali.
I risultati
Tra i risultati del sopra menzionato studio spicca il fatto che, in Italia, gli immobili caratterizzati da una classe energetica alta sono non solo pochi, ma anche molto costosi.
Guardando ai dati del 2022 forniti da Immobiliare.it, è possibile notare che solo il 10% delle case proposte in vendita sulla piattaforma risultavano, dal punto di vista dell’efficienza energetica, comprese fra la classe A1 e la classe A4.
Un dato a dir poco basso se si pensa al fatto che, invece, il 65% dei suddetti immobili risultavano caratterizzati da una classe energetica F o G.
Gli immobili di classe A più costosi delle case meno efficienti
Come poco fa accennato, gli immobili di classe energetica A vengono, in media, venduti a un prezzo superiore del 25% rispetto a quelli che, invece, hanno criteri di efficienza energetica che soddisfano i requisiti della classe G.
Attenzione, però: il dato appena menzionato, frutto del già citato studio della Banca d’Italia, riguarda la media nazionale. Essenziale è tenere conto del fatto che, a seconda delle zone, le cose possono cambiare notevolmente.
Tra i vari territori provinciali, per esempio, è possibile apprezzare uno scarto importante. Le differenze sono dovute sia a ragioni climatiche, sia a peculiarità tecniche diverse tra le Regioni per quanto riguarda la misurazione dell’efficienza energetica degli edifici.
Quelli di classe A in particolare si contraddistinguono per un price premium che può variare in un range compreso fra il 7 e il 45%.
Classificazione energetica: un criterio sempre più ricercato da chi acquista casa
Parlare di efficienza energetica, di numeri e di scelte del mercato immobiliare vuol dire, per forza di cose, ricordare che l’aspetto appena menzionato rappresenta un criterio preso in grande considerazione quando si cerca casa.
A dirlo è un’indagine di Nomisma i cui risultati sono stati resi pubblici all’inizio di quest’anno. La sensibilità verso l’ambiente è aumentata ma, come ricordato nelle righe precedenti, deve essere associata a una generale attenzione ai costi.
Come evidenziato in questo articolo del Corriere della Sera pubblicato lo scorso 31 gennaio, nel momento in cui si calcola il divario delle quotazioni tra le abitazioni di alta classe energetica e quelle caratterizzate da una classificazione inferiore alla D, è possibile notare, considerando i valori medi di alcune macro zone di nove importanti città italiane, divari che si aggirano attorno al 19% nelle zone di pregio. Per quanto riguarda le periferie, invece, gli scarti arrivano al 25%.
Si tratta di una differenza che non desta stupore. Nel caso delle zone di maggior pregio, oltre alla classe energetica dell’immobile conta anche la sua collocazione.
Entrando nel vivo dei dati delle varie città, rammentiamo che, nel caso di Milano, il divario di prezzi tra immobili di classe energetica alta e case poco sostenibili è pari al 21,8% nelle aree di pregio della città.
In merito a queste ultime è il caso di rammentare che gli immobili di nuova costruzione sono molto rari. In periferia, invece, lo scarto è più consistente e supera il 25%.
Nel caso della Capitale, invece, la forbice è decisamente più ampia: si parla, infatti, dell’11,4% nei quartieri centrali e di pregio e del 22,4% in periferia.
Degna di nota è la situazione di Napoli. Il capoluogo campano, infatti, si contraddistingue per la differenza di prezzo più bassa tra immobili di classe energetica alta ed edifici meno efficienti (si parla di un divario dell’8,7% nei contesti urbani di maggior pregio). La differenza più alta, invece, si riscontra a Torino, con un divario del 34,7% in periferia.
I dati appena elencati sono destinati a peggiorare. Il motivo principale è legato ai costi sempre più rilevanti che i costruttori, nel prossimo futuro, saranno costretti ad affrontare.
In questo caso, viene in aiuto un report curato dalla società Engineering Gad, che ha sottolineato il ruolo dell’aumento dei costi delle materie prime, della manodopera e dei trasporti nell’aumento dei costi del 25% dal 2021 al 2022.
Ai fattori appena menzionati è il caso di aggiungere pure l’aumento degli interessi, come da decisione, per dieci riunioni di seguito, della BCE, che così ha risposto al trend inflattivo che ha cominciato a palesarsi con l’inizio del 2022.
Sono diversi i costruttori che, scegliendo di non impattare con questi costi sui loro listini prezzi, stanno tenendo fermi numerosi progetti. A questa situazione è da attribuire, secondo diversi punti di vista, la scarsità numerica di immobili nuovi nelle grandi città.