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Togliere l’usufrutto sulla casa: in quali situazioni è possibile?

Last Updated on Febbraio 2, 2022

Sono tantissime le situazioni in cui si ha a disposizione un immobile e ci si chiede come togliere l’usufrutto sulla casa. Per capire meglio la circostanza, immaginiamo il caso di un genitore che, venendo a mancare, lascia in eredità al figlio un’unità immobiliare. Quest’ultima, però, è occupata da una terza persona – p.e. un fratello o una sorella dell’estinto – che gode dell’usufrutto. In questi frangenti, è naturale chiedersi come procedere per l’annullamento dell’usufrutto in modo da poter godere a pieno del bene immobiliare. Nelle prossime righe di questo articolo, abbiamo raccolto alcune informazioni utili a capire meglio come muoversi. Non ti resta che proseguire nella lettura per scoprirle!

Cancellazione dell’usufrutto: ecco cosa sapere

Prima di entrare nel vivo delle dritte normative da conoscere per togliere l’usufrutto sulla casa, è cruciale soffermarsi sulla genesi di questo diritto reale minore regolamentato dall’articolo 978 e seguenti del Codice di Procedura Civile. A tal proposito è necessario rammentare che, fatta eccezione per alcuni casi, l’usufrutto è sempre legato a un contratto. Quest’ultimo viene redatto alla presenza di un notaio e richiede una successiva registrazione. In questo modo, chi è intenzionato ad acquistare l’unità può essere informato sull’esistenza di un usufrutto su di essa e, di riflesso, sulla possibilità di comprare unicamente la nuda proprietà.

Per quanto riguarda la durata dell’usufrutto, ricordiamo che viene fissata dalle due parti coinvolte nel contratto. Se queste ultime lo decidono, può andare avanti per tutto il tempo di esistenza in vita dell’usufruttuario. Ricordiamo che, nell’eventualità della vendita della nuda proprietà, il diritto di usufrutto non viene modificato nella sua durata.

Un altro aspetto fondamentale da sottolineare riguarda il fatto che, nell’eventualità della morte dell’usufruttuario, il diritto non può essere trasferito ai suoi eredi.

Dopo questa doverosa premessa iniziale, vediamo i casi in cui si può procedere alla cancellazione dell’usufrutto. L’estinzione dell’usufrutto per morte dell’usufruttuario è solo uno dei vari casi con cui si può avere a che fare. La legge, infatti, consente di togliere l’usufrutto sulla casa anche in altre situazioni. Ecco quali:

  • Rinuncia volontaria al diritto da parte dell’usufruttuario: si tratta della modalità oggettivamente più semplice per procedere alla revoca dell’usufrutto. Perché la cosa si concretizzi, è semplicemente necessario che l’usufruttuario esprima chiaramente la decisione sopra citata;
  • Messa in atto di comportamenti negligenti da parte dell’usufruttario: una persona che gode dell’usufrutto di un immobile, deve gestirlo mettendo in primo piano specifiche norme di diligenza. Essenziale, per esempio, è fare tutto il possibile perché il bene immobile non si deteriori e che per cause imputabili all’incuria di chi lo occupa non arrivi a essere interessato da un deprezzamento. In caso di violazione di questi obblighi, si ha a che fare con la decadenza automatica del diritto di usufrutto. Quando ci si chiede come togliere l’usufrutto sulla casa è il caso di ricordare che, nel frangente appena citato, il contratto di usufrutto può essere risolto tramite il ricorso in Tribunale. Per comprendere meglio il punto che stiamo approfondendo, è importante rammentare il fatto che tra le espressioni di negligenza rientra la trascuratezza riguardante le operazioni di manutenzione ordinaria dell’immobile. Da non dimenticare sono anche le situazioni in cui l’usufruttuario prova a vendere la casa.

Annullamento dell’usufrutto: gli altri casi da considerare

Quando ci si chiede come togliere l’usufrutto sulla casa, è importante chiamare in causa altre circostanze oltre a quelle appena menzionate. Quali, di preciso? Ecco l’elenco:

  • Mancato esercizio del diritto per un lasso di tempo pari a 20 anni (di seguito);
  • Distruzione dell’immobile a seguito di un evento naturale come il terremoto.

Usufrutto su un appartamento: chi può effettuare la cancellazione?

Un altro aspetto da considerare quando ci si chiede come togliere l’usufrutto sulla casa riguarda il focus sulle persone che possono concretizzare la suddetta cancellazione. In questo caso, a procedere con l’istanza sono i soggetti direttamente coinvolti, ossia i nudi proprietari. Spetta a loro, infatti, la richiesta di aggiornamento degli archivi catastali.

Grazie alla cancellazione dell’usufrutto, il proprietario dell’immobile ha la possibilità, per esempio, di metterlo in affitto e percepire un reddito dai canoni di locazione.

Quanto costa cancellare l’usufrutto?

Non c’è che dire: sono diversi i punti a cui fare attenzione nel momento in cui ci si focalizza su come togliere l’usufrutto sulla casa. Quali sono i costi da sostenere? Prima di entrare nel vivo della risposta ricordiamo che, per procedere concretamente alla cancellazione dell’usufrutto, è necessario presentare regolare istanza all’Agenzia delle Entrate. Tecnicamente, la domanda sopra citata è definita di voltura catastale.

In merito ai costi sopra citati, è il caso di citare le seguenti somme:

  • 55 euro da versare come contributo catastale;
  • Imposta di bollo da 16 euro. La somma in questione va ripetuta ogni quattro pagine di domanda.

Per quanto riguarda le modalità di versamento, ricordiamo la possibilità di scegliere tra le seguenti alternative:

  • Utilizzo della carta di credito o di debito presso gli sportelli degli uffici territoriali dell’Agenzia delle Entrate;
  • Acquisto della marca da bollo e applicazione della stessa sulla domanda;
  • Versamento delle somme tramite modello F24 con la necessità di esibire la ricevuta agli addetti degli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

La domanda di cancellazione dell’usufrutto può essere pagata anche attraverso versamento sul conto corrente dell’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate. Da non dimenticare è altresì la possibilità di utilizzare il cosiddetto Modello f24 Elide. La documentazione di avvenuto pagamento deve essere inviata tramite PEC (Posta Elettronica Certificata). Un’ulteriore alternativa prevede l’invio della suddetta documentazione ricorrendo al file con estensione .dat generato dal software Voltura 1.1. Il programma in questione, scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate, è il punto di riferimento per la presentazione di volture catastali (nei casi in cui si punta a consultare il database, bisogna invece prendere in considerazione il software Voltura 2.0).