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Restauro conservativo: di cosa si tratta e come funziona

Last Updated on Dicembre 30, 2021

Cos’è il restauro conservativo? Se stai leggendo queste righe, significa che ti interessa sapere qualcosa di più su questa tipologia di intervento. Perfetto! Nei prossimi paragrafi di questo articolo, potrai trovare diverse informazioni utili e specifiche su quello che dice la legge sul tema. Non ti resta che proseguire nella lettura per scoprirle.

Recupero conservativo: cos’è di preciso?

Quando si parla di restauro conservativo, si inquadra una tipologia di intervento che, assieme al risanamento conservativo, ha lo scopo sia di preservare, sia di recuperare un determinato edificio. Fondamentale è che siano rispettati i seguenti aspetti:

  • Elementi tipologici;
  • Elementi architettonici;
  • Elementi formali;
  • Elementi strutturali;
  • Elementi artistici.

Nominare gli interventi di restauro e risanamento conservativo significa, per forza di cose, chiamare in causa anche la funzionalità dell’edificio. Come sottolineato dal Decreto del Presidente della Repubblica n° 380 del 6/6/2001, si può parlare anche di un insieme di opere che permettono di mettere in primo piano destinazioni d’uso compatibili.

Restauro e risanamento conservativo: esempi di intervento

Se sei proprietario di un immobile e ti interessa – comprensibilmente – valorizzarlo al massimo, è naturale che tu sia curioso in merito alle tipologie specifiche di intervento che si possono includere sotto al cappello del “restauro conservativo“. Ecco l’elenco:

  • Interventi di consolidamento, ripristino e rinnovo riguardanti gli elementi costitutivi degli edifici;
  • Inserimento, nell’edificio, di elementi accessori e impianti richiesti in maniera specifica dalle esigenze d’uso;
  • Eliminazione di qualsiasi elemento risultante estraneo all’organismo dell’edificio.

Un aspetto fondamentale da sottolineare quando si parla dei lavori di restauro conservativo e risanamento riguarda il fatto che, a seguito del loro completamento, non si deve assolutamente parlare di aumento della superficie lorda di pavimento.

Tornando un attimo agli esempi di interventi di restauro conservativo, rammentiamo che, quando si ha a che fare con i lavori in questione, si possono apprezzare, tra le varie situazioni, demolizioni parziali di strutture edilizie fatiscenti. In alcuni casi, si può procedere anche con aumenti di volumetria aventi lo scopo di facilitare il recupero di reperti importanti a livello artistico.

Nell’ambito dei lavori di restauro conservativo, si possono inquadrare altresì le procedure a seguito delle quali diventa possibile costruire sia impianti elettrici, sia impianti idrici, per non parlare di quelli sanitari. Il quadro appena descritto è tipico degli interventi che permettono di rendere un edificio di particolare interesse storico fruibile da parte del pubblico.

Lavori di restauro e risanamento conservativo: quali sono le differenze?

Fino ad ora, abbiamo associato le espressioni “restauro conservativo” e “risanamento conservativo”. Quali sono le differenze? Vediamole assieme:

  • Quando si parla di restauro conservativo, si ha a che fare con interventi che si pongono come fine principale il recupero e la valorizzazione delle peculiarità storico – artistiche dell’edificio. Molto importante è ricordare la possibilità di concretizzare gli interventi impiegando materiali diversi rispetto a quelli originari. Quello che conta è il mantenimento del carattere dell’edificio su cui si lavora;
  • Nei casi in cui, invece, si ha a che fare con il risanamento conservativo, si parla di interventi che hanno come fine il recupero igienico e funzionale di un determinato edificio. Nei frangenti appena ricordati, sussiste la necessità di consolidare e integrare gli elementi strutturali, ma anche di modificare l’assetto planimetrico. Essenziale anche in questo caso è che, pur utilizzando materiali e tecniche diverse rispetto a quelle originarie, venga mantenuto il carattere dell’edificio.

Dopo aver parlato di risanamento significato e della differenza rispetto al restauro conservativo, è doveroso sottolineare che, quando si chiamano in causa questi interventi, si può discutere anche di cambio di destinazione d’uso. Quello che conta, però, è che la nuova risulti compatibile con i caratteri formali e strutturali dell’edificio. Inoltre, deve anche essere ammessa dagli strumenti urbanistici.

Legge restauro: ecco cosa sapere

Discutere di restauro conservativo significa, per forza di cose, parlare anche della legge che lo regolamenta. Si tratta del Decreto Legislativo 42/2004, per la precisione del comma 4. Nel corso degli anni, il legislatore si è espresso più volte sul tema. Degna di nota a tal proposito è la Legge 96/2017 – conversione del Decreto Legge n° 50 del 24 aprile 2017 – che ha modificato la definizione di restauro e risanamento conservativo contenuta nel Decreto del Presidente della Repubblica citato a inizio articolo.

Dal 2017, è infatti la seguente: “gli interventi edilizi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano anche il mutamento delle destinazioni d’uso purché con tali elementi compatibili, nonché conformi a quelle previste dallo strumento urbanistico generale e dai relativi piani attuativi“.

Ristrutturazione conservativa: può essere associata a lavori di manutenzione straordinaria?

Sono tante le domande che sorgono quando si parla di restauro conservativo. Tra gli interrogativi in questione rientra la possibilità di far convivere i sopra citati interventi con i lavori di manutenzione straordinaria. La risposta è sì, si può fare. Nel caso della prima tipologia di lavori è necessario, a differenza di quanto accade con la seconda, richiedere un permesso specifico alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Esattamente come quando si ha a che fare con il risanamento conservativo, è possibile attuare una modifica sia parziale sia totale della destinazione d’uso dell’edificio. Ovviamente è necessario che sussista una situazione di compatibilità con quella originaria.

Concludiamo rammentando che, quando si progetta di eseguire lavori di restauro o risanamento conservativo, è necessario, prima dell’inizio dei lavori, presentare la CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata). Questa regola vale nei casi in cui gli interventi non riguardano le parti strutturali dell’edificio.

In caso di lavori che coinvolgono invece parti strutturali dell’edificio, è richiesta la presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).