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Direttiva sulle case green: saltato l’accordo all’Europarlamento

Last Updated on Luglio 16, 2024

Si continua a parlare di direttiva sulle case green, un tema cruciale per chi vuole investire in immobile nei prossimi anni (magari per proporli sul mercato delle locazioni). Le ultime novità riguardano la mancata conclusione dell’accordo al Parlamento Europeo.

Nel corso del trilogo – una delle tipologie di negoziato previste nel processo legislativo dell’UE – che si è svolto nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, non è stato raggiunto alcun accordo concreto. Per possibili nuovi sviluppi, sarà necessario attendere il mese di dicembre.

appartamento-in-affittoCasa green: cosa prevede la direttiva europea?

Prima di entrare nel vivo di quello che è successo con la direttiva delle case green, è il caso di fare un attimo un piccolo ripasso sulle peculiarità della stessa. Avente l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, alla riduzione di circa il 55% delle emissioni nocive provenienti dal parco immobiliare dei Paesi comunitari, prevede, con il suddetto anno come deadline, il raggiungimento, da parte degli edifici residenziali, della classe energetica E.

Entro il 2033, invece, la direttiva sulle case green prevede il raggiungimento della classe energetica D.

Anche per gli edifici pubblici e non residenziali sono previsti degli obiettivi per il prossimo futuro. Ecco quali:

  • Raggiungimento della classe energetica E entro il 2027;
  • raggiungimento della classe energetica D entro il 2030.

Dal 2028 in poi, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero. 

In merito ai tempi di raggiungimento degli obiettivi, c’è disaccordo tra Consiglio e Parlamento Europeo. Per quanto riguarda in particolare la deadline relativa agli edifici di nuova costruzione, il Parlamento punterebbe al raggiungimento dell’obiettivo delle emissioni zero entro il 2028, mentre il Consiglio Europeo entro il 2030.

Per gli edifici pubblici già esistenti, invece, il Consiglio Europeo mira al raggiungimento dell’obiettivo nel 2028, mentre il Parlamento UE vorrebbe rendere effettivo l’obbligo nel 2026.

L’esito nullo del trilogo e le prospettive per i prossimi mesi

L’ufficialità del mancato accordo in merito alla direttiva sulle case green è arrivata, nelle prime ore di oggi, dall’europarlamentare del Carroccio Tovaglieri che, durante alcune dichiarazioni rilasciate ai media, ha sottolineato che, probabilmente, si parlerà nuovamente del negoziato nel mese di dicembre.

Come sottolineato dall’ANSA, che ha riportato le informazioni di alcune fonti vicine al dossier, il negoziato sta procedendo con un approccio all’insegna della flessibilità da parte degli Stati Membri.

Qualora, nel corso della riunione di dicembre, non dovessero venir concretizzate modifiche da parte dei negoziatori, gli Stati UE avrebbero margine molto ampio per l’applicazione della direttiva.

I singoli membri avranno il compito di elaborare un piano con obiettivi da raggiungere entro il 2050 relativi alla riduzione dei consumi energetici. Sempre secondo quanto riportato da ANSA, nel corso del trilogo sono stati fatti dei passi soprattutto verso il punto di vista sostenuto dal Consiglio Europeo e caratterizzato, come sopra riportato, da una maggiore flessibilità.

Secondo le fonti più accreditate sul trilogo, sarebbero ancora in fase di definizione le linee guida relative ai mutui green e all’obbligo di installazione di pannelli solari sugli edifici pubblici con destinazione non residenziale. Si parla, invece, di cancellazione per quanto riguarda l’obbligo di installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi degli edifici a destinazione residenziale.

I principali punti critici

Il mancato raggiungimento di un accordo in merito alla direttiva sulle case green ha portato alla luce la necessità di riflettere su diversi punti critici del provvedimento. Ecco i principali:

  • Nodo finanziario: non è ancora chiaro a chi spetterebbe il pagamento delle spese dell’efficientamento energetico. L’onere economico in questione, secondo Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) si aggirerebbe attorno ai 48 miliardi di euro;
  • mutui: come sottolineato sempre dall’europarlamentare Tovaglieri, ad oggi sarebbero incentivati unicamente quelli finalizzati all’acquisto di case a basso impatto energetico. Quelle non efficienti, in mancanza di definizioni ulteriori, andrebbero incontro a un deprezzamento.

Qual è la posizione dell’Italia in tutto ciò? Scopriamola nel prossimo paragrafo.

appartamentoinaffittoIl punto di vista dell’Italia

La posizione dell’Italia per quanto riguarda la direttiva sulle case green è orientata, per quanto possibile, all’attesa in vista di una dilatazione dei tempi di discussione.

L’obiettivo di questo atteggiamento? Cercare di avvicinarsi al giugno 2024, quando è previsto il rinnovo del Parlamento Europeo. A chiarire meglio la situazione ci ha pensato, nel corso di un’audizione presso la Commissione Ambiente del Senato, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. 

L’esponente di Forza Italia, che nel suddetto contesto si è espresso anche sul Superbonus 110%, ha posto l’accento sulle peculiarità dell’Italia. Ha fatto presente che il nostro Paese ha un patrimonio immobiliare con 31 milioni di fabbricati. Ben 21 tra questi, sono oltre la classe D.
Come sottolineato sempre dal Ministro, si tratta di un patrimonio immobiliare molto diverso da quello degli altri Paesi per questioni sia storiche, sia geografiche. Da non dimenticare, inoltre, è anche la visione della casa radicata nel nostro Paese e fortemente focalizzata sul concetto di bene rifugio.

Pichetto Fratin ha sottolineato il fatto che è doveroso individuare una percentuale del patrimonio immobiliare italiano esentabile dagli obblighi delle direttiva sulle case green. Il motivo? La questione economica.

Dal Ministro dell’Ambiente è arrivata pure la conferma in merito all‘impossibilità, da parte dell’Italia, di raggiungere gli obiettivi temporali della direttiva sulle case green per come sono delineati in questo momento. Questo vale, ha specificato sempre in sede di audizione, in particolar modo per gli edifici esistenti.

Ha portato l’accento pure sulla necessità di un’omogeneità degli attestati di prestazione energetica. Si tratta di uno step nodale per avere chiaro il numero di edifici sui quali è effettivamente necessario intervenire. Pichetto Fratin ha dichiarato di aver dato mandato a un gruppo di esperti di approfondire questa cruciale tematica.

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