Direttiva europea sulle case green: il primo sì dalla Commissione Europea
Last Updated on Gennaio 19, 2024
Notizie importanti da Strasburgo per i proprietari di immobili che vogliono rimanere sul pezzo per quanto riguarda le regole relative alla sostenibilità: l’iter della direttiva europea sulle case green continua e, nella giornata di lunedì 15 gennaio 2024, è arrivato il primo sì dalla Commissione Europea. Con il voto favorevole di 38 deputati, quello contrario di 20 e l’astensione di 6, il prossimo step per il testo dell‘EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) è il passaggio alla Plenaria, previsto per febbraio.
Reggono i risultati dei negoziati
Sembra quindi, almeno stando alle ultime notizie, reggere bene il risultato raggiunto a seguito dei negoziati che, nel mese di dicembre dello scorso anno, hanno visto impegnate allo stesso tavolo le istituzioni UE.
Grandi cambiamenti sono stati apportati a quello che, a detta di molti esperti, può essere considerato a tutti gli effetti il passaggio chiave della direttiva europea sulle case green. Si tratta dell’articolo 9.
Fino a poche settimane fa, la direzione più probabile consisteva nell’indicazione di una serie di requisiti stringenti relativi al singolo edificio, senza voce in capitolo per i Paesi membri, ora la strada intrapresa è quella verso una maggior flessibilità.
Spetterà, infatti, ai Paesi membri UE procedere alla definizione di piani finalizzati alla riduzione dei consumi e delle emissioni dei vari stock edilizi residenziali. A partire dal 2020, considerato come anno zero, l’attenzione verrà spostata poi al 2050, deadline al momento della quale, per i Paesi UE, sarà necessario avere un parco edilizio a emissioni zero.
Obiettivi intermedi
In vista del 2050, i Paesi UE dovranno farsi trovare pronti a soddisfare diversi obiettivi intermedi relativi alla direttiva europea sulle case green. Il primo è da collocare al 2030, anno entro il quale le emissioni dovranno essere ridotte, rispetto all’anno zero, del 16%. Per il 2035, invece, le linee guida prevedono una diminuzione del 20 – 22%.
Come già accennato, spetterà ai vari Paesi membri fissare la roadmap per il raggiungimento dei suddetti obiettivi. Doveroso è rammentare il fatto che la direttiva prevede un vincolo specifico per quanto riguarda le ristrutturazioni. I lavori, infatti, dovranno riguardare il 43% delle unità meno performanti tra gli edifici dei Paesi UE.
Si tratta di uno step essenziale per fare in modo che non siano soltanto gli immobili nuovi a contribuire al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva europea sulle case green. Nel caso specifico dell’Italia, si prevede un focus prioritario su cinque milioni di edifici.
Addio ai combustibili fossili
Una parte fondamentale della direttiva europea sulle case green riguarda, come ben si sa, il progressivo abbandono dei combustibili fossili. Si inizierà con le caldaie a metano negli edifici residenziali. Il bando totale è stato spostato, come abbiamo avuto modo di ricordare qui, al 2040, cinque anni più tardi rispetto al 2035.
Conservato l’impianto generale della direttiva
Il sì della Commissione Europea relativamente alla direttiva europea sulle case green ha, di fatto, conservato l’impianto originale dell’EPBD. I processi di negoziazione hanno portato a decidere, lato edifici non residenziali, la ristrutturazione, entro il 2030, del 16% delle unità con prestazioni energetiche peggiori. Per il 2033, il traguardo previsto, invece, è pari al 26%.
Gli strumenti per garantire flessibilità ai Paesi UE
Uno dei cambiamenti più rilevanti negli ultimi mesi in merito alla direttiva europea sulle case green riguarda il conteggio, ai fini del risultato finale, dei lavori di ristrutturazione effettuati a partire dal 2020. Non a caso, ribadiamo, si parla di anno 0.
Si tratta, a detta di molti, di un vero e proprio premio per quegli Stati che sono riusciti ad adottare soluzioni sufficientemente tempestive.