Aumento canone affitto: a quali condizioni?
Last Updated on Luglio 16, 2024
Che sia a canone libero o a canone concordato, il contratto d’affitto prevede il pagamento di una somma mensile da parte dell’inquilino verso il proprietario dell’immobile.
Questa somma è stabilita liberamente dal proprietario, proprio come dice il nome stesso del contratto, nella prima situazione (canone libero), mentre si basa su degli accordi territoriali, diversi per ogni comune, nel caso di contratto a canone concordato.
Dopo un po’ di tempo dalla firma del contratto può capitare che il proprietario richieda un aumento del canone d’affitto. È una richiesta legittima? E se sì, di quanto si può aumentare il canone d’affitto? Vediamo come funziona la normativa in questa situazione.
Il contratto di locazione abitativa
Alla base della questione c’è ovviamente la forma contrattuale: il contratto di locazione a scopo abitativo. Le due parti, proprietario e inquilino, si accordano affinché il secondo possa godere di un bene mobile o immobile del primo, in cambio di un pagamento.
Le modalità previste per questo tipo di accordo sono due:
- Contratto di locazione a canone libero, nella formula di 4 anni di durata più altri 4 eventuali di rinnovo;
- Contratto a canone concordato, nella formula di 3 anni più altri eventuali 2 di rinnovo.
Nel primo caso, la somma pattuita dall’accordo può essere liberamente decisa dal locatore, in base a diversi fattori come posizione dell’immobile, condizione, città e altri puramente personali.
Nel secondo caso, invece, la somma pattuita deve rispettare le soglie massime stabilite dagli accordi territoriali, stipulati dalle associazioni di proprietari del luogo.
In entrambi i casi il rinnovo è tacito e alle stesse condizioni dei primi 4 o 3 anni, salvo decisione di terminare anzitempo l’accordo, sempre con un preavviso di almeno 6 mesi. Alla fine degli 8 o 5 anni sarà possibile decidere di rinnovare l’accordo, rinegoziandone anche i termini. Questa è una regola molto importante, che si lega direttamente alla eventualità di un aumento del canone d’affitto durante la durata del contratto.
Aumento canone d’affitto: si può fare?
La risposta all’argomento in questione è indirettamente ricavabile dalla normativa che regola i contratti di locazione, sia a canone libero che a canone concordato.
Come abbiamo visto, la legge prevede la possibilità di rinegoziazione dei termini di contratto alla scadenza dei primi 8 anni, in caso di canone libero, o dei primi 5, in caso di canone concordato. È sempre fatta salva la possibilità di rinunciare al rinnovo automatico.
Si deduce quindi che per tutta la durata del primo periodo d’accordo, sia per il canone libero che per quello concordato, il canone d’affitto non può essere aumentato e deve rimanere bloccato. C’è un’unica eccezione che dà la possibilità di aumentarlo, ma non dipende dalla volontà del locatore.
Canone affitto: aumento per adeguamento Istat
L’unica possibilità che concede ai proprietari di aumentare il canone d’affitto previsto dal contratto è inserire, prima della firma del contratto stesso, una apposita clausola che preveda l’adeguamento del canone di pari passo all’inflazione rilevata annualmente da Istat.
L’eccezione è valida perché un eventuale aumento non dipenderebbe dalla volontà del proprietario di guadagnare di più, ma più semplicemente da un adeguamento Istat del canone al costo della vita, che può aumentare per via dell’inflazione, in modo da proteggerne il potere d’acquisto.